La canapa è una pianta antichissima, dalla storia millenaria, dai mille utilizzi e dalle proprietà benefiche inimmaginabili. E’ una pianta ecosostenibile perchè cresce velocemente, non ha bisogno di diserbanti, la sua coltivazione arricchisce il terreno di sostanze nutritive. E’ una pianta che può essere usata in moltissimi campi e con un rendimento sempre altissimo. Dalla bioedilizia all’alimentazione, la canapa ci sorprende in ogni campo per le sue enormi qualità. Percorriamo brevemente la sua storia e andiamo a scoprire le sue proprietà.
Storia della canapa
- La pianta di canapa si diffuse spontaneamente a partire dalle regioni dell’Asia orientale,
circa 5000 anni fa.
- Anche in India l’uso della canapa fu introdotto sin dall’antichità: era usata durante le cerimonie religiose, per la meditazione, per le sue proprietà curative, per la fibra, l’olio e come alimento.
- La canapa, inizialmente, fu sfruttata per le sue proprietà mediche.
- Intorno al 100 a.c. s’iniziò a utilizzarla per la produzione di carta.
- La canapa giunse in Medio Oriente e in Europa attraverso le migrazioni delle tribù nomadi dell’Asia centrale, in particolare tramite gli Sciiti.
- Nell’antico Egitto si diffuse rapidamente e usata in medicina.
- In Europa, a partire dal V secolo a.c. s’iniziò a coltivare la canapa in Norvegia, Svezia e Germania e nella Gran Bretagna celtica.
- Esistono diverse testimonianze storiche: il greco Erodoto (484- 425 a.c.) la cita nella descrizione dei riti funerari, nell’Antica Roma Dioscoride, il medico di Nerone, citava la canapa in diversi scritti riguardo ai suoi usi medici (512 d.c.) e Plinio il Vecchio (23-79 d.c.) ne annotava l’uso per vele e cordame.
- Dopo il 1500, cominciò a essere coltivata anche in America; in Messico, coltivata dai contadini, era chiamata marijuana e da lì fu diffuso il suo uso psicotropo negli Stati Uniti.
La canapa è stata utilizzata come materia prima in vari settori fino alla metà del XX secolo. Fino a quel momento l’Italia era uno dei principali paesi produttori mondiali – seconda solo all’Unione Sovietica – con quasi 100.000 ettari coltivati all’anno.
A PARTIRE DAGLI ANNI ’50 LA SUA COLTURA COMINCIÒ AD ESSERE ABBANDONATA per diversi motivi tra cui la sostituzione della navigazione a vela con la navigazione a vapore, l’introduzione di fibre tessili producibili a minor costo sia sintetiche (nailon e raion) che naturali (juta, sisal, cotone), la campagna nei confronti della canapa da droga.
Inoltre nel 1961, l’ONU impose agli stati aderenti di estirpare i campi coltivati a canapa, avendola classificata tra le sostanze stupefacenti.
In realtà il divieto riguardò solo la cannabis indica e non anche la canapa industriale (cannabis sativa) che, non contenendo il principio psicoattivo, non ha effetti stupefacenti. Tuttavia le leggi proibizionistiche applicate in Italia vietarono la coltivazione di entrambe, data la difficoltà nel distinguere le due varietà in base a caratteristiche morfologiche.
Negli ultimi decenni, si è assistito, ove possibile, alla reintroduzione della coltura della canapa, grazie ad un rinnovato interesse verso le materie prime naturali, non allergiche, ecologiche.
In Italia il primo passo verso la reintroduzione della coltura della canapa risale al 1995, quando il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali commissionò uno studio sulla canapa da fibra finalizzata a sviluppare un metodo per determinare il contenuto di cannabinoidi e, soprattutto, a selezionare varietà della pianta che permettessero di distinguere la canapa industriale da quella psicoattiva.
Nel 1999 è stato fondato a Ferrara il Consorzio CANAPAITALIA che riunisce le aziende impegnate nella reintroduzione della canapa sativa.
A livello di comunità europea, dal 2000 è stato stabilito un decreto ministeriale che prevede un sostegno a favore dei coltivatori di alcune piante da fibra, tra cui le varietà di canapa con THC non superiore allo 0,2%.
Fonte: Canvas fibre naturali
Materie prime che si ricavano dalla canapa
La canapa è una pianta dal fusto alto e sottile, con la parte sommitale ricoperta di foglie, e può superare i 4 metri d’altezza. La parte fibrosa del fusto si chiama “tiglio” e la parte legnosa “canapolo”. La canapa può essere coltivata per due scopi principali: per la fibra o per i semi. Se si coltiva la canapa per la fibra tessile il raccolto va fatto subito dopo la fioritura, si possono ottenere fibre tessili (20%), stoppa (10%) e legno o canapolo(70%). Se invece si coltiva la canapa per i semi occorre aspettare la maturazione degli stessi, e la parte fibrosa o tiglio risulta inadatta per l’uso tessile. Una importante caratteristica della pianta di canapa è la sua produttività. E’ la pianta più produttiva in massa vegetale di tutta la zona temperata: una coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno. Oltretutto, data la sua velocissima crescita, essa sottrae la luce e soffoca tutte le altre erbe presenti sul terreno, e lo libera quindi da tutte le infestanti meglio di quanto non sappiano fare i diserbanti.
TESSUTI
La pianta di canapa é più produttiva in fibra tessile del cotone, inoltre la sua la fibra è molto più robusta e dura più a lungo. Attualmente può essere lavorata in modo da renderla sottile quanto si vuole, e viene proposta in sostituzione del cotone e delle fibre sintetiche.
SEMI E OLIO
Per il loro valore nutritivo i semi di canapa sono stati proposti come rimedio alla carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo.Le qualità dell’olio di canapa sono eccezionali. E’ particolarmente ricco di grassi insaturi ed è l’ideale per correggere la dieta dell’uomo moderno e per prevenire le malattie del sistema cardiocircolatorio, inoltre può essere efficacemente utilizzato per uso esterno. Altrettanto straordinarie sono le proprietà di questo olio per gli usi industriali: non a caso è stato paragonato all’olio di balena. Le vernici fabbricate con questa materia prima, oltre a non essere inquinanti, sono di alta qualità. Con l’olio di canapa si possono inoltre fabbricare saponi, cere, cosmetici, detersivi (veramente biodegradabili), lubrificanti di precisione ecc.
CARTA
Una volta estratta la fibra tessile o dopo aver raccolto di semi, rimangono la stoppa più la parte legnosa o canapolo, che non si possono considerare solo un semplice sottoprodotto, ma un’altra importante materia prima. Con la stoppa si può fabbricare carta di alta qualità, sottile e resistente. Con le corte fibre cellulosiche del legno si può produrre la carta di uso più corrente, come la carta di giornale, i cartoni ecc.Fare la carta con la fibra e il legno della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme produttività in massa vegetale; un altro grosso vantaggio della canapa è costituito dalla bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20 % oltread un’analoga percentuale di sostanze leganti.Attualmente le grandi cartiere utilizzano solo il legname degli alberi. Il processo per ottenere le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l’uso di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno. Questa operazione, ad un tempo costosa ed inquinante, non è necessaria con la carta di canapa ottenuta dalla sola fibra, e per quanto riguarda il legno di acidi ne servono meno della metà. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile. E per renderla completamente bianca è sufficiente un trattamento al perossido di idrogeno (acqua ossigenata), invece dei composti a base di cloro necessari per la carta ricavata dal legno degli alberi.
MATERIALI PLASTICI
Con la cellulosa di cui la pianta è ricca, attraverso un processo di polimerizzazione, si possono ottenere materiali plastici pienamente degradabili che, se in molti casi non possono competere con le sofisticate materie plastiche di oggi, hanno comunque fin dall’inizio una serie di usi importanti per imballaggi, isolanti e così via.
COMBUSTIBILI
La canapa, per la sua alta resa in massa vegetale, è considerata anche la pianta ideale per la produzione d i combustibili da biomassa in sostituzione dei prodotti petroliferi.
Fonte: mrgreen
Canapa alimentare
Per secoli la canapa è stata usata sotto forma di semolino, pappe e minestre. In effetti il suo contenuto nutrizionale è interessante sia sotto il profilo proteico, che per quanto riguarda l’equilibrio dei grassi.
I semi di Canapa contengono circa il 22% di proteine molto assimilabili e complete, comprendono cioè tutti e otto gli amminoacidi essenziali come cereali e legumi insieme. Forniscono molte fibre, sali minerali quali calcio, ferro, fosforo, magnesio, potassio e zinco. Hanno un buon tenore di vitamina E, una vitamina che protegge le nostre cellule dai danni e dall’invecchiamento. Anche se i semi di lino rimangono la miglior fonte vegetale di omega 3 con azione antinfiammatoria (vedi tabella) i semi di canapa forniscono grassi di ottima qualità : 80% di insaturi, di cui 55% omega 6, 22% omega 3. Questi grassi sono d’importanza vitale per l’equilibrio del nostro sistema immunitario, ripuliscono le arterie dalle placche e dal colesterolo.
Dai semi di canapa si ricava un olio verde, dal gradevole gusto fruttato, da impiegare esclusivamente a crudo e conservare rigorosamente in frigo. L’olio di semi di canapa, che ha anche un uso cosmetico, non va confuso con l’olio essenziale. Quest’ultimo viene ricavato dai fiori, ha colore giallino e viene utilizzato soprattutto in cosmesi. Inoltre si possono ottenere margarina, farina, hamburger e formaggi vegetali, creme e semi decorticati, con cui preparare cibi squisiti che garantiscono un buon approvvigionamento di amminoacidi e acidi grassi essenziali, così da avere un corpo forte e sano, un sistema immunitario ben funzionante, benessere ed energia vitale.
Il buon contenuto di proteine che rende questi semi interessanti per la produzione di latte alternativo al latte di soia e di un “formaggio” molto simile al tofu chiamato “Hemp-fu”.
La canapa è quindi attualmente una pianta molto promettente perché mette insieme caratteristiche utili in agricoltura di miglioramento della fertilità del terreno, con aspetti economici per la produzione di imballaggi, materiale isolante, tessuti, ecc, e non ultimo l’interesse salutistico per la possibilità di ricavare alimenti caratteristici come buone fonti di proteine vegetali e per il discreto bilanciamento di acidi grassi essenziali.
Fonti:
Spigad’oro
Assocanapa